Aumenta la repressione violenta in Nicaragua. Il Papa e i vescovi insistono nel riuscire un dialogo

Managua (Agenzia Fides) – Dinanzi al bilancio di circa cento morti da metà aprile a causa della dura e violenta repressione governativa contro le manifestazioni in Nicaragua, la Conferenza Episcopale ha reagito ancora una volta per chiedere alle autorità di fermare questo tipo d’aggressione e ricordare che “il dialogo è sospeso fin quando si continuerà a negare al popolo il diritto a manifestare pacificamente, e il popolo continuerà ad essere represso ed assassinato”,  si legge in un comunicato inviato a Fides.

I vescovi hanno condannato energicamente quella che hanno definito una “aggressione organizzata e sistematica contro il popolo da parte di gruppi che appoggiano il governo” e che hanno agito con “violenza inumana”.

Mercoledì 30 maggio, la polizia ha sparato ad altezza d’uomo contro i dimostranti che chiedevano le dimissioni immediate del presidente Daniel Ortega, così il numero di morti è salito ma le manifestazioni si sono anche moltiplicati, non solo a Managua ma anche a Leon e Masaya.

Ogni giorno c’è una protesta o marcia, cresce il numero di studenti e gente comune che scende in piazza, “le strade sono del popolo” si legge in un manifesto mentre sui social network si moltiplicavano i messaggi di allarme quando serve avvisare dall’arrivo della polizia, così migliaia di manifestanti cercano rifugio nella sede delle università e nella cattedrale.



La denuncia su Twitter di Erika Guevara Rosas, responsabile Amnesty international  per l’America Latina, ieri è stata inoltrata da molte istituzioni: “la simulazione del governo Ortega ha raggiunto livelli incredibili di perversione”, sottolineando che poche ore prima della repressione l’esecutivo aveva approvato la creazione di una commissione d’inchiesta internazionale sulle violazioni dei diritti umani.

Questo atteggiamento di falsità sta facendo crollare in modo veloce la disperazione di chi non ha più risorse politiche per mantenere un sistema che ormai non funziona più nel paese centroamericano.

La chiesa cattolica continua ad offrire la via del dialogo e perfino il Papa ha inviato una lettera al presidente Ortega.

Signor Presidente, si legge nella lettera del Santo Padre, Ho ricevuto la sua lettera, con la quale mi rende partecipe della situazione che sta attraversando questo amato Paese e, al tempo stesso, mi manifesta la sua disponibilità a dialogare e cercare l’intesa fra tutti.

Proprio il dialogo umile e sincero è un buon modo per promuovere la pace e trovare soluzioni giuste e solidali ai problemi sociali. Nel momento attuale è particolarmente necessario, come un appello alla responsabilità dei diversi settori della società, quello di rifiutare tutte le tenebre e le violenze che contribuiscono soltanto a moltiplicare divisione e sofferenza, in particolare tra i poveri e i vulnerabili.
Accompagno con le mie preghiere gli sforzi di tutti gli attori sociali che si orientano alla ricerca della comprensione e del bene comune. Non è mai troppo tardi per il perdono e la riconciliazione. Prego affinché si trovino le vie della giustizia, del dialogo e della pace, che portano a vivere in un clima di concordia e rispetto per la vita di tutti e ciascuno nicaraguense, e auspico che le questioni aperte possano essere risolte in modo pacifico e responsabile.

Bisogna segnalare la fiducia cattolica del popolo del Nicaragua, dove alcuni dei Sacerdoti e vescovi sono minacciati di morte se non smettono di partecipare insieme alla popolazione alla richiesta di giustizia per gli studenti ammazzati, al punto che la Commissione Interamericana dei Diritti Umani ha chiesto protezione per la persona e famiglia del vescovo ausiliare di Managua Mons. José Silvio Baez, che ha riferito a Fides che non è il solo minacciato ma anche altri vescovi e sacerdoti in tutto il paese.

Nel fra tempo a ogni richiesta di giustizia se risponde con la repressione.

(CE) (Agenzia Fides, 2/06/2018)