Yirol (Agenzia Fides) – “Erano 6 anni che un paese dell’Africa non precipitava in una situazione così drammatica: 'stato di fame'. L’ultima volta era capitato in Somalia. Da poco più di un mese invece il dramma della morte per fame sta falcidiando il Sud Sudan e più specificamente lo Stato di Unity, circa 100 mila persone, al confine con quello dei Laghi, dove stiamo lavorando da quasi dieci anni”. Lo racconta a Fides don Dante Carraro, Direttore di Medici con l’Africa CUAMM.
“Le conseguenze della siccità e della carestia, che dall’anno scorso stanno colpendo queste aree, si sono aggravate a causa della accresciuta e diffusa insicurezza che pervade il Paese e mina il lavoro, le attività e la fiducia di famiglie e comunità locali. Non ci si sposta più con le auto, le piste sono troppo pericolose. Si usano solo piccoli aerei o elicotteri delle Nazioni Unite. Quando la povertà non ti consente di dar da mangiare ai tuoi figli tiri fuori le armi e fai anche quello che altrimenti non faresti. Le comunicazioni sono bloccate, i trasporti impossibili, sementi e cibo non arrivano. E ora si comincia a morire di fame. Prima le capre e le vacche, poi i bambini e le mamme, poi gli anziani e infine i giovani e gli adulti. La gente che non muore scappa.
Dallo Stato di Unity fuggono verso le zone interne del Paese, più a Sud, nello Stato dei Laghi oppure fuori del Paese, verso oriente, in Etiopia. La situazione politica e sociale è fragilissima, i rischi quotidiani per la sicurezza, ogni spostamento un’impresa. Ma la situazione della popolazione, mamme e bambini in particolare, è drammatica” prosegue don Dante.
“Noi del CUAMM abbiamo deciso di farci prossimi a tanta sofferenza e umiliazione. Accogliamo e ci facciamo carico di chi riesce a fuggire e ad arrivare più a sud, verso lo Stato dei Laghi: mamme, bambini e famiglie che cercano rifugio, cibo e cura negli ospedali di Cuibet, Rumbeck, Yirol e nei vari centri sanitari sparsi sul territorio. Stiamo intervenendo lì, dove più acuta è l’emergenza, nelle aree centro-meridionali del vicino Stato di Unity, dove migliaia di persone, silenziosamente e drammaticamente stanno morendo di fame. C’è bisogno di assistenza nutrizionale e cure sanitarie, cibo, farmaci, equipaggiamento e personale garantendo anche un servizio di trasporto dei casi urgenti e gravi verso strutture più attrezzate. Le Nazioni Unite intervengono come possono supportando le attività da Juba” conclude don Dante.
(DC/AP) (23/3/2017 Agenzia Fides)
“Le conseguenze della siccità e della carestia, che dall’anno scorso stanno colpendo queste aree, si sono aggravate a causa della accresciuta e diffusa insicurezza che pervade il Paese e mina il lavoro, le attività e la fiducia di famiglie e comunità locali. Non ci si sposta più con le auto, le piste sono troppo pericolose. Si usano solo piccoli aerei o elicotteri delle Nazioni Unite. Quando la povertà non ti consente di dar da mangiare ai tuoi figli tiri fuori le armi e fai anche quello che altrimenti non faresti. Le comunicazioni sono bloccate, i trasporti impossibili, sementi e cibo non arrivano. E ora si comincia a morire di fame. Prima le capre e le vacche, poi i bambini e le mamme, poi gli anziani e infine i giovani e gli adulti. La gente che non muore scappa.
Dallo Stato di Unity fuggono verso le zone interne del Paese, più a Sud, nello Stato dei Laghi oppure fuori del Paese, verso oriente, in Etiopia. La situazione politica e sociale è fragilissima, i rischi quotidiani per la sicurezza, ogni spostamento un’impresa. Ma la situazione della popolazione, mamme e bambini in particolare, è drammatica” prosegue don Dante.
“Noi del CUAMM abbiamo deciso di farci prossimi a tanta sofferenza e umiliazione. Accogliamo e ci facciamo carico di chi riesce a fuggire e ad arrivare più a sud, verso lo Stato dei Laghi: mamme, bambini e famiglie che cercano rifugio, cibo e cura negli ospedali di Cuibet, Rumbeck, Yirol e nei vari centri sanitari sparsi sul territorio. Stiamo intervenendo lì, dove più acuta è l’emergenza, nelle aree centro-meridionali del vicino Stato di Unity, dove migliaia di persone, silenziosamente e drammaticamente stanno morendo di fame. C’è bisogno di assistenza nutrizionale e cure sanitarie, cibo, farmaci, equipaggiamento e personale garantendo anche un servizio di trasporto dei casi urgenti e gravi verso strutture più attrezzate. Le Nazioni Unite intervengono come possono supportando le attività da Juba” conclude don Dante.
(DC/AP) (23/3/2017 Agenzia Fides)