Burgos (Agenzia Fides) – “La celebrazione più bella e sognata di un Decreto conciliare, e di tutto il Concilio nel suo insieme, è quella di poter costatare che detto Decreto si è invecchiato come documento scritto, ma è ancora vivo perché è stato accolto e attuato normalmente nell’esperienza ecclesiale. Possiamo applicare questa recezione al Decreto ‘Ad Gentes’ sull’attività missionaria della Chiesa, in concreto?”. Questo interrogativo è stato il punto di partenza della conferenza inaugurale della 68ma Settimana di Missiologia di Burgos, tenuta dal Card. Fernando Filoni, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. La Settimana, che si è aperta ieri pomeriggio, 6 luglio, e si concluderà giovedì 9, si tiene presso la Facoltà di Teologia di Burgos, e quest’anno ha per tema “Significato e sfide della missione oggi. A 50 anni dal Decreto Ad Gentes”.
Nella sua ampia relazione sul tema “Il Decreto Ad Gentes: una visione teologica e pastorale della missione”, il Card. Filoni ha evidenziato anzitutto che non si tratta di celebrare un anniversario di qualcosa di rilevante del passato, in quanto per “il Vaticano II non succede così, perché si tratta di un avvenimento vivo, che non si è esaurito”. Dopo aver ripreso la definizione missionaria della Chiesa data dal Decreto, espressa attraverso principi e definizioni teologiche di grande portata, il Prefetto del Dicastero Missionario ha rilevato come ai nostri giorni sia “evidente che la definizione missionaria della Chiesa è stata assunta in tutti i documenti ufficiali del magistero”, tuttavia si è chiesto: “possiamo affermare che il Popolo di Dio sia oggi un popolo missionario?”.
Il Card. Filoni ha quindi evidenziato: “Non vi è dubbio che la missionarietà ha occupato la riflessione pastorale di numerose Conferenze Episcopali, con risultati diversi… Altri episcopati tentano ora di uscire dal lungo letargo missionario nel quale hanno vissuto per secoli. Forse per questo motivo, Papa Francesco, in Evangelii gaudium, centra il suo discorso di conversione alla missione sui pastori: se questi non cambiano, sarà veramente difficile che il Popolo di Dio ne prenda coscienza”. Per arrivare all’immagine di “una Chiesa in stato di missione, di una Chiesa tutta missionaria” la strada è ancora lunga, ma “non c’è dubbio che nell’epoca postconciliare si è fatto poco per raggiungerla. La Chiesa missionaria continua ad appartenere ai missionari ad gentes o inter gentes” ha rilevato il Prefetto del Dicastero Missionario.
Tuttavia, a livello di coscienza missionaria dell’intero Popolo di Dio, non mancano anche elementi positivi, ha rilevato il Cardinale facendo una panoramica dei continenti. Soffermandosi quindi sullo sviluppo della missionarietà, ha ricordato: “Una prova evidente di una nuova coscienza missionaria si trova nel campo concreto dell’attività missionaria, nella missionarietà della comunità cristiana. E’ un agire che non è più unidirezionale, dal Nord al Sud, dai ricchi ai poveri; si tratta, infatti, di un agire communionale, dove tutti hanno qualcosa da dare e qualcosa da ricevere, sia all’interno delle chiese, sia in ordine a portare il Vangelo ai non cristiani. Sia, dunque, la missione interna, sia la missione ad gentes hanno acquistato dimensioni globali, di tutta la Chiesa per tutto il mondo”.
Nell’ultima parte della sua conferenza, il Prefetto del Dicastero Missionario ha parlato della cooperazione missionaria: “frutto di una coscienza missionaria, non si limita a una partecipazione individuale nella varietà di azioni missionarie; si tratta di un coinvolgimento di tutto il Popolo; è un operare comune. Si parla sempre del soggetto che coopera donando; è lui il protagonista in quanto donatore. Dall’altra parte si trova colui che riceve e che non è mai visto come cooperatore. Chi dà coopera, chi riceve è mero soggetto passivo. Tuttavia, questo non manifesta una autentica struttura communionale cristiana. In questa tutti danno e tutti ricevono; ognuno mette in comune ciò che ha e ognuno partecipa dei doni del fratello, sui quali poggia la beatitudine di chi riceve”.
Nelle conclusioni il Card. Filoni ha affermato tra l’altro: “Dalla pubblicazione del Decreto Ad gentes fino all’Esortazione Evengelii gaudium, è trascorso mezzo secolo, nel quale l’attività missionaria della Chiesa non si è fermata. In realtà, la Chiesa non sa fare altro, se non annunciare la Buona Novella. Tuttavia, la solenne proclamazione conciliare sulla Chiesa missionaria per natura non è stata ancora accolta nella sua pienezza dalla totalità del Popolo di Dio. E questa dovrebbe essere la grazia più grande che questo Popolo può ricevere e l’unica azione richiestagli per essere fedele alla sua identità”. (SL) (Agenzia Fides 07/07/2015)
Nella sua ampia relazione sul tema “Il Decreto Ad Gentes: una visione teologica e pastorale della missione”, il Card. Filoni ha evidenziato anzitutto che non si tratta di celebrare un anniversario di qualcosa di rilevante del passato, in quanto per “il Vaticano II non succede così, perché si tratta di un avvenimento vivo, che non si è esaurito”. Dopo aver ripreso la definizione missionaria della Chiesa data dal Decreto, espressa attraverso principi e definizioni teologiche di grande portata, il Prefetto del Dicastero Missionario ha rilevato come ai nostri giorni sia “evidente che la definizione missionaria della Chiesa è stata assunta in tutti i documenti ufficiali del magistero”, tuttavia si è chiesto: “possiamo affermare che il Popolo di Dio sia oggi un popolo missionario?”.
Il Card. Filoni ha quindi evidenziato: “Non vi è dubbio che la missionarietà ha occupato la riflessione pastorale di numerose Conferenze Episcopali, con risultati diversi… Altri episcopati tentano ora di uscire dal lungo letargo missionario nel quale hanno vissuto per secoli. Forse per questo motivo, Papa Francesco, in Evangelii gaudium, centra il suo discorso di conversione alla missione sui pastori: se questi non cambiano, sarà veramente difficile che il Popolo di Dio ne prenda coscienza”. Per arrivare all’immagine di “una Chiesa in stato di missione, di una Chiesa tutta missionaria” la strada è ancora lunga, ma “non c’è dubbio che nell’epoca postconciliare si è fatto poco per raggiungerla. La Chiesa missionaria continua ad appartenere ai missionari ad gentes o inter gentes” ha rilevato il Prefetto del Dicastero Missionario.
Tuttavia, a livello di coscienza missionaria dell’intero Popolo di Dio, non mancano anche elementi positivi, ha rilevato il Cardinale facendo una panoramica dei continenti. Soffermandosi quindi sullo sviluppo della missionarietà, ha ricordato: “Una prova evidente di una nuova coscienza missionaria si trova nel campo concreto dell’attività missionaria, nella missionarietà della comunità cristiana. E’ un agire che non è più unidirezionale, dal Nord al Sud, dai ricchi ai poveri; si tratta, infatti, di un agire communionale, dove tutti hanno qualcosa da dare e qualcosa da ricevere, sia all’interno delle chiese, sia in ordine a portare il Vangelo ai non cristiani. Sia, dunque, la missione interna, sia la missione ad gentes hanno acquistato dimensioni globali, di tutta la Chiesa per tutto il mondo”.
Nell’ultima parte della sua conferenza, il Prefetto del Dicastero Missionario ha parlato della cooperazione missionaria: “frutto di una coscienza missionaria, non si limita a una partecipazione individuale nella varietà di azioni missionarie; si tratta di un coinvolgimento di tutto il Popolo; è un operare comune. Si parla sempre del soggetto che coopera donando; è lui il protagonista in quanto donatore. Dall’altra parte si trova colui che riceve e che non è mai visto come cooperatore. Chi dà coopera, chi riceve è mero soggetto passivo. Tuttavia, questo non manifesta una autentica struttura communionale cristiana. In questa tutti danno e tutti ricevono; ognuno mette in comune ciò che ha e ognuno partecipa dei doni del fratello, sui quali poggia la beatitudine di chi riceve”.
Nelle conclusioni il Card. Filoni ha affermato tra l’altro: “Dalla pubblicazione del Decreto Ad gentes fino all’Esortazione Evengelii gaudium, è trascorso mezzo secolo, nel quale l’attività missionaria della Chiesa non si è fermata. In realtà, la Chiesa non sa fare altro, se non annunciare la Buona Novella. Tuttavia, la solenne proclamazione conciliare sulla Chiesa missionaria per natura non è stata ancora accolta nella sua pienezza dalla totalità del Popolo di Dio. E questa dovrebbe essere la grazia più grande che questo Popolo può ricevere e l’unica azione richiestagli per essere fedele alla sua identità”. (SL) (Agenzia Fides 07/07/2015)