GIORDANIA, Amman (Agenzia Fides) - Tra i profughi siriani rifugiati in Giordania i cristiani “sono in continuo aumento e si preparano a vivere una Pasqua segnata per loro dallo sconforto e dalla stanchezza spirituale”. Lo riferisce all'Agenzia Fides Wael Suleiman, direttore di Caritas Giordania. “Avevamo pensato di far celebrare delle liturgie per i rifugiati siriani di fede cattolica” spiega Suleiman, “ma ci siamo accorti che non c'era tra loro la disposizione d'animo adeguata. Preferiscono partecipare alle celebrazioni nelle parrocchie della Giordania, in mezzo ai fedeli di qui. Sono stanchi, rassegnati, e non sono interessati a celebrazioni e liturgie riservate a loro, che li richiamerebbero alla loro condizione di sfollati e alle sofferenze che hanno vissuto. Attendono con speranza, questo sì, l'arrivo in Giordania di Papa Francesco. Nel programma della visita papale è previsto che il Papa incontri alcuni di loro a Betania, oltre il Giordano, vicino al luogo del battesimo di Gesù”. Il direttore di Caritas Giordania conferma a Fides il progressivo aumento dei cristiani nella moltitudine di rifugiati siriani oggi presenti nel Regno Hascemita: “Non è come all'inizio, quando nelle prime ondate di profughi non c'erano cristiani. Adesso” spiega Suleiman “sono sicuramente più di 20mila. Un numero esiguo rispetto alla massa di un milione e 300mila profughi siriani che secondo i dati del governo di Amman sono ospitati in Giordania. Ma si può prevedere che difficilmente i cristiani fuggiti torneranno in Siria alla fine della guerra. Questo vuol dire che in alcune città, come Homs o Aleppo, tanti quartieri cristiani rimarranno vuoti dei loro abitanti di un tempo”.
Intanto è prevista per la fine di aprile l’apertura totale delle nuove aree del campo profughi di al-Azraq, che a pieno regime potrà ospitare 130mila rifugiati, divenendo il presidio più vasto finora realizzato nell'intera regione per ospitare bambini, donne e uomini in fuga dal conflitto siriano. A al-Azraq i profughi saranno ospitati non in tende ma in prefabbricati e container. Anche il primo grande campo di Zaatari si è trasformato nel tempo in una “città provvisoria” con presidi sanitari, scuole e un campo di calcio. “Anche questa trasformazione dei campi profughi in insediamenti meno precari” fa notare il direttore di Caritas Giordania, “è un segno eloquente: nessuno può prevedere quanto tempo durerà la permanenza dei rifugiati siriani fuori dalla loro Patria”. (GV) (Agenzia Fides 14/4/2014).