PAKISTAN, Lahore (Agenzia Fides) – La prima udienza dell’appello nel processo ad Asia Bibi, la donna pakistana accusata di blasfemia, è nuovamente saltata. Non per l’assenza dei giudici, ma per il tatticismo della controparte. Come riferito a Fides dal collegio difensivo di Asia Bibi, questa mattina, 26 marzo, alle ore 8.00, all’Alta Corte di Lahore, il collegio dei due giudici, nel pieno delle sue funzioni, ha chiamato il caso di Asia come 13° in elenco. Alle ore 14.00, giunto il momento della convocazione, gli avvocati della difesa erano pronti all’apertura dell’udienza. Mancava invece l’avvocato della controparte. Più volte chiamato dai giudici, il legale non era presente. I due giudici, dopo un’attesa di circa 10 minuti, piuttosto contrariati per la mancanza di rispetto, hanno deciso di concedere un ulteriore rinvio. “I giudici erano sereni e volevano esaminare il caso. Il tatticismo della controparte non lo ha permesso. Ma questo tipo di strategia si ritorcerà contro di loro. La Corte non tollererà altri giochi del genere” spiegano a Fides gli avvocati della difesa di Asia. “Abbiamo solide argomentazioni e siamo pronti a presentarle. Restiamo molto fiduciosi, dal punto di vista legale” spiegano gli avvocati. “I timori sono tutti dall’altra parte”.Nel caso di Asia Noreen Bibi, la “controparte” è il mullah musulmano Qari Muhammad Sallam, l’uomo che il 19 giugno 2009 presentò la denuncia n. 326/2009 alla stazione di polizia della cittadina di Nankana Sahib, accusando Asia Bibi di blasfemia, secondo l’articolo 295c del Codice Penale. Dopo una indagine, la polizia presentò il suo rapporto il 12 luglio e il caso andò a processo presso il tribunale di primo grado di Nankana Sahib, davanti al giudice Naveed Iqbal.
I fatti contestati ad Asia (aver insultato il Profeta Maometto, dopo un alterco con altre donne musulmane) sono avvenuti il 14 giugno 2009. Come riferito a Fides, gli avvocati della difesa, nel processo di appello, intendono far leva su questo scarto di cinque giorni fra il verificarsi dei fatti (14 giugno) e la presentazione della denuncia (19 giugno) per dimostrare che le accuse sono del tutto montate. Asia è stata condannata a morte l’8 novembre 2010 dal tribunale di primo grado. L’appello n. 2509 è stato depositato davanti all’Alta Corte di Lahore l’11 novembre 2010. Ma, per motivi di opportunità, di contesto, per pressioni religiose e politiche, solo ora, quattro anni dopo, è stato preso in considerazione e calendarizzato dalla Corte. (PA) (Agenzia Fides 26/3/2014)