La testimonianza di un missionario nelle violenze del Centrafrica


CENTRAFRICA, Bangui (Agenzia Fides)- “Tra l'8 e il 9 gennaio nell’area di Bozoum, la Seleka ha bruciato più di 1.300 case e ucciso almeno una dozzina persone. E fare questo in un contesto di tensioni, è un suicidio” denuncia P. Aurelio Gazzera, missionario carmelitano che opera a Bozoum nell’ovest della Repubblica Centrafricana. Il Paese è lacerato dagli scontri tra gli ex ribelli Seleka e le milizie anti-balaka, che hanno costretto alla fuga circa un milione di civili. 
I Seleka si sono ora ritirati da Bozoum, lasciando dietro un carico di odio e di risentimenti nei confronti della popolazione musulmana, considerata come sostenitrice dei ribelli. P. Gazzera continua incessantemente a fare la spola tra le diverse comunità per cercare di placare gli animi, portando nel contempo carichi di viveri. Nel corso dei suoi spostamenti il missionario è stato testimone oltre che di saccheggi e violenze anche di episodi di aiuto tra persone di fedi diversa, come in un villaggio, dove diverse donne musulmane sono state protette dai cristiani. 
A Bozoum sono arrivati i soldati della MISCA (Missione degli Stati dell’Africa Centrale), ma p. Gazzera dice che "è chiaro che ci vuole una forza militare più significativa. La MISCA ha lasciato solo 11 soldati nell’area che non sono sufficienti per garantire la sicurezza e avviare le urgenti operazioni di disarmo”. (L.M.) (Agenzia Fides 20/1/2014)