Dopo la legge nessun passo concreto per risolvere i problemi delle popolazioni indigene


PERU', Pastaza (Agenzia Fides) – Ad oltre due anni dalla pubblicazione ufficiale della “Legge di consultazione dei Popoli Indigeni” (legge n.29785 del settembre 2011) che avrebbe dovuto risolvere il conflitto sociale causato dai numerosi programmi estrattivi nei territori indigeni peruviani, sembra che proprio questa legge stia diventando un motivo di conflitto. “Dalla emanazione della legge non è stato fatto niente; al contrario, c'è un insieme di norme amministrative che minano il processo” afferma la Commissione nazionale per i Diritti umani in una dichiarazione inviata all’Agenzia Fides.
Secondo la dichiarazione, anche altri problemi aggravano ulteriormente la situazione degli indigeni del paese: "Siamo preoccupati perché, ad oggi, non c’è alcuna istituzione indigena in grado di poter sviluppare un dialogo interculturale con lo Stato, per formulare e attuare politiche e programmi". Un altro problema delle comunità indigene è la criminalizzazione, definita "ingiusta", dei suoi dirigenti e sostenitori.
La Commissione per i Diritti umani denuncia infatti che, durante l'attuale governo peruviano, 28 persone sono morte a causa di conflitti sociali. Di queste, quasi la metà sono indigeni, vittime di incidenti da mettere in relazione con la violazione dei loro diritti. Inoltre diversi leader indigeni e attivisti sono stati accusati con prove infondate e false.
Il 5 dicembre il responsabile delle Nazioni Unite per i diritti degli indigeni, James Anaya, ha visitato il Perù e ha partecipato all'incontro delle comunità indigene della regione della foresta peruviana dei bacini dei fiumi Pastaza, Tigre, Corrientes e Maranon, dove è attiva una società argentina per l’estrazione di petrolio.
I circa 150 Apus (capo tribu) riuniti in assemblea hanno chiesto al governo peruviano misure urgenti per porre fine alle violazioni dei loro diritti, e di proporre soluzioni ai problemi che devono affrontare conseguenti all'inquinamento causato dallo sfruttamento del petrolio.
Il responsabile ONU ha promesso il suo interessamento: "E' stata un’esperienza molto interessante parlare sul posto con i dirigenti e ascoltare le loro preoccupazioni, ma è necessario continuare con mezzi pacifici, per reclamare i propri diritti e ricorrere agli organismi internazionali" ha detto Anaya. (CE) (Agenzia Fides, 14/12/2013)